domenica 16 maggio 2010

Zucca e Tarnowska


Ieri sera nuova cena single che ormai è diventata tradizione e che oltre a farci passare una serata spassosa ci consente di spaziare tra i vari ristoranti veneziani a cui poi diamo i voti come i critici della Michelin!
Così ieri sera un gruppo ristretto di adepti si è ritrovato nel famoso ristorante “La zucca” di cui avevo sentito parlare da una vita e che in molti mi avevano consigliato per la bravura della cuoca oltre che per il posto in sé che è molto carino, a due passi da campo S.Giacomo dell’Orio, uno dei campi più belli di Venezia
Qui infatti non capita di vedere folle oceaniche di turisti alla ricerca del souvenir “tipico” veneziano (ovviamente made in china), o di passaggio in transumanza verso altre mete più ambite con la leggerezza di mandrie di bisonti che seguono beotamente l’ombrellino del capo-gita come avviene in altri campi ostaggi degli itinerari massificati

Qui il tempo che a Venezia pare aver trovato angoli in cui fermarsi e riposare ha uno dei suoi luoghi prediletti e appena si arriva in questo magnifico campo la sensazione di entrare in una cartolina color seppia è più forte che in altri posti ormai stravolti dal turismo di massa che appiattisce perfino le bellezze straordinarie di una città come Venezia
In questo magnifico campo inoltre i ricordi della pallavolista del gruppo sono andati a ritroso verso i campionati organizzati qui nei tempi passati (le foto degli eventi non sono color seppia ma quasi!!!) e testimoniate ancora adesso dalla presenza delle strisce bianche delimitanti il campo da pallavolo sui masegni

Dopo la passeggiata volley-nostalgica, purtroppo sotto una pioggerellina insistente, ci siamo rifocillati a dovere nel ristorante che ha avuto il consenso entusiasta da parte di tre su quattro dei membri del Michelin-Single-Club, quindi direi che è promosso a pieni voti, soprattutto nella parte vegetariana, decisamente migliore di quella a base di pesce o carne
Dopo la lauta cena ci siamo ritrovati a bere un cocktail appena nato dalle abili manine di un barman che lavora in un locale che porta il nome di una famosa contessa russa: la Tarnowska


La contessa fu protagonista di un fatto di cronaca agli inizi del secolo (ormai scorso) e fu processata qui a Venezia per aver architettato un diabolico piano volto a farle recuperare il premio assicurativo stipulato da uno dei suoi amanti

La donna aveva sposato il conte Tarnowsky che pare vivesse dissolutamente e tradisse la moglie a destra e a manca con sfrenata fantasia, lei dopo aver avuto due figli da lui probabilmente si rende conto di aver qualche carta da giocare pure lei e comincia a tirare fuori i suoi assi sfoderando un fascino evidentemente irresistibile visto che a quanto pare annovera sul suo carnet una serie di amanti e/o spasimanti da far paura, alcuni dei quali si suicidano disperati o fanno follie degne di romanzetti d’appendice
Il caso più eclatante sembra sia quello del tenente Bosewsky che in un gioco assurdo con la femme fatale alla richiesta di lei di provare il suo amore mettendo la mano davanti alla carabina che lei armeggiava con padronanza non ha alcuna esitazione e si becca una impallinata dal suo grande amore; al danno si aggiunge la beffa che però volge in tragedia perché se il povero tenente si ritrova con la mano bucata pare che in seguito il marito conte si sia ingelosito sfidando a duello il poveretto, poi rendendosi conto del fatto che anche con una mano sola l’altro era in vantaggio il Tarnowsky ritira la sfida e fa pace con l’avversario…ma la pace stipulata a teatro tra coppe di champagne degenera in lite e il povero Bosewsky si piglia una pallottola in testa dal marito geloso

La scia di amore e morte non accenna a placarsi e dopo il divorzio da cui ottiene una buona rendita sembra che la contessa si muova per mezza Europa dirigendo con crudele senso pratico il viavai di amanti perlopiù ricchi e piacenti che si fanno in quattro per avere il privilegio di pagare i suoi conti sempre più esosi
Dopo aver sedotto e abbandonato un numero imprecisato di uomini si ritrova alle strette per quanto riguarda il grano e architetta il piano che la perderà: fa stipulare l’assicurazione sulla vita a suo beneficio ad uno dei suoi amanti ed istiga un altro giovane spasimante ad ucciderlo progettando però di fuggire con un terzo uomo che l’aspetta a braccia aperte
Il giovane si presenta al palazzo veneziano di proprietà dell’assicurato e gli spara un intero caricatore ma evidentemente la mano non è poi così ferma perché il poveretto non muore subito e fa in tempo parlare con il ragazzo che si rende conto dello sbaglio enorme commesso

Il tentativo di spararsi pure lui non riesce perché la pistola è ormai scarica quindi confessa tutto alle autorità competenti della città e comincia così il “Processo dei Russi” che riempie i giornali italiani, ma non solo, di quell’inizio secolo avido di storie morbose…così come questo inizio secolo


Sembra che durante il dibattito in aula la nostra contessa sia riuscita a far invaghire di sé un paio di avvocati e chissà chi altro, e riesce ad uscire dal processo con una condanna tutto sommato lieve (otto anni) ma che pone fine al suo periodo “d’oro”…gli ultimi anni della sua vita pare li passi in Argentina, sola e senza più fascino assassino, ormai solo un vago ricordo della mantide che imperversava nei salotti della Belle Epoque

Il palazzo in cui si è svolta la tragedia è ora un bell’albergo e la gestione ha ben pensato di intitolare alla Tarnowska il bar in cui ieri sera abbiamo gustato un meraviglioso cocktail brindando alla nostra salute e all’ombra della contessa che aleggia ancora per quelle stanze alla ricerca eterna di vittime da affascinare e trascinare nel suo gorgo di amore e morte


ps: solito link per le foto su fb

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